Riconoscere le emozioni per migliorare le tue performance.

Emozioni: poker d’assi servito

Cecco Angiolieri, nel suo celebre sonetto “S’i’ fosse foco”, si mette nei panni degli elementi naturali, spaziando dal fuoco all’acqua, fino al vento. Passando per Dio, il papa, l’imperatore, torna, nelle battute finali, ad immaginarsi come una figura ultraterrena, la morte, prima di chiudere definitivamente lo scherzo ricordando, a sé stesso e al lettore, di essere “solo” un uomo.

Solo un uomo. Corpo, mente, pensieri, sensazioni, emozioni. Emozioni, appunto.

Quante volte ti è capitato di pensare: “Vivrei meglio senza le emozioni”, oppure “Le emozioni mi ostacolano nella vita di tutti i giorni, mi rendono debole, vulnerabile”, o ancora “Tutto ciò che devo fare per raggiungere il mio obiettivo è mascherare le mie emozioni”.

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indice
  • 1. PokerFace

  • 2. Il mondo interiore

  • 3. Il nostro Bat-Segnale

  • 4. Emozioni: Poker d’assi

  • 5. All-In


1. PokerFace

Siamo umani e come tali abbiamo pensieri fantasiosi, forse anche troppo. Partiamo dal presupposto che, se stessimo giocando a poker, l’utilizzo della famosa “pokerface”, tipica espressione neutra usata per mascherare una mano vincente, sarebbe obbligata, evitando così ai nostri avversari di raccogliere qualsiasi informazione sui nostri pensieri ed emozioni. Ricordiamoci, però, che la vita non è una partita di poker e se la nostra idea è quella di provare ad estromettere le emozioni dal nostro vissuto quotidiano, con la convinzione che il loro coinvolgimento abbia come unico scopo quello di danneggiarci, falliremo miseramente.

Per anni, lo stereotipo della figura di successo è stato rappresentato da un essere umano glaciale, inflessibile, privo di emozioni e sentimenti, pronto a calpestare gli altri pur di emergere, senza alcuno scrupolo. Forse, nel 2022, con le dovute eccezioni del caso e con tempi tutt’altro che esigui, le cose stanno cambiando. La predominanza del fattore umano, il ruolo dell’empatia, la centralità della dinamica emotiva, stanno prendendo lentamente spazio nel pensiero generale.

Dobbiamo essere pronti e preparati alla rivoluzione in corso, dobbiamo avere tutti gli strumenti necessari per poterci muovere agilmente in un mondo nuovo e, per certi versi, ancora sconosciuto.

Ci piace quindi partire da qui, da una nostra timida e fugace rivisitazione del sonetto di Cecco Angiolieri, sottolineando che:

S’i fossi un robot, mi estinguerei dal mondo”

perché non si può vivere senza emozioni, queste sono necessarie per la nostra sopravvivenza e per continuare a scrivere la storia della razza umana.

Cosa ho appreso:

Siamo fatti di emozioni, dobbiamo imparare a riconoscerle e a vivere con esse.

Falsi miti:

Vivere senza emozioni potrebbe portarci ad avere vantaggi evolutivi e a performare meglio.

2. Il mondo interiore

Immagina di trovarti in uno spazio aperto, molto ampio, e di camminare serenamente. Ti stai godendo il paesaggio, non è importante dove ti porti l’immaginazione. Respiri aria pulita, per la prima volta dopo molti anni ti senti spensierata/o. Il sole splende alto nel cielo, c’è una lieve brezza refrigerante.

Improvvisamente, accanto a te, compare un’imponente leonessa, meravigliosamente fiera, terribilmente affamata.

Senza alcun tipo di intenzione o volontà, il cuore sembra essersi spostato all’altezza della gola, ha iniziato a battere come un tamburo e, per un attimo, hai la convinzione che sia sul punto di uscire dal tuo corpo. Le mani sono diventate gelide e lo stesso è accaduto ai piedi. In queste condizioni ti è impossibile muovere anche un singolo muscolo del corpo. Per finire, inizi a sentire un sudore freddo lungo tutta la schiena.

Prima di procedere sono doverose un paio di premesse: la prima è che ci auguriamo non vi troviate mai in questa situazione e la seconda è che queste sono solo alcune delle possibili reazioni in un contesto così al limite.

Ora, proviamo a rispondere alla domanda:

“Cosa è successo?”

Il sudore, i battiti accelerati, il freddo, sono, come premesso, alcune delle possibili reazioni fisiche ad un evento sconvolgente come quello descritto. Per correttezza e rispetto, tralasceremo tutta la gamma di pensieri, più o meno edulcorati, che potrebbero sorgere nella nostra mente in una tale situazione.

Ma andiamo avanti. Se avessimo avuto una telecamera davanti a noi, puntata proprio sul nostro volto, questa avrebbe ripreso anche il cambio della nostra espressione facciale. Da gioviale e rilassata a tesa, tirata.

Possiamo quindi asserire che l’emozione, in questo caso la paura (credo che non ci siano troppi dubbi a riguardo), sia connessa ad una serie di cambiamenti: alcuni interni (fisiologici) e altri visibili anche all’esterno (a livello facciale e di linguaggio del corpo).

Nell’articolo pubblicato nella nostra sezione di crescita personale – “Come non farsi paralizzare nel lavoro e nella vita dalle proprie paure.” – abbiamo accennato brevemente a cosa siano le emozioni, oltre ad aver fornito una sorta di “starter pack” per non addetti ai lavori, con il quale iniziare ad orientarsi in questo magnifico mondo.

Oggi, però, vi proponiamo di andare oltre, vogliamo portarvi a fare un piccolo tour emotivo. Esatto, hai capito bene, un tour, proprio come se fossimo tornati piccoli e ci trovassimo dentro il più bello dei parchi divertimenti, solo che, questa volta, il parco divertimenti sarà dentro di noi.

Cosa ho appreso:

Le emozioni impattano il sistema corpo-mente su più fronti.

Falsi miti:

Provare emozioni è una scelta arbitraria.

3. Il nostro Bat-Segnale

Come già ribadito più volte, non siamo psicologi e non abbiamo alcuna intenzione di sostituirci ad essi. Siamo divulgatori. Citando le fonti e gli autori delle ricerche scientifiche, riportiamo, con un linguaggio semplice e accessibile teorie che hanno impattato significativamente sulla nostra vita. Quando parliamo dei vantaggi e dei guadagni che ne abbiamo tratto, però, non immaginiamoci solo ed esclusivamente un ritorno economico diretto, spesso, essere in grado di comprendere e gestire le nostre emozioni ci dà la possibilità di guadagnare TEMPO, di essere più performanti, di sfruttare a nostro vantaggio elementi che molti considerano, ancora oggi, ostacoli.

Iniziamo, come amiamo fare, con una domanda:

Quante volte ti è capitato di intuire le emozioni del tuo interlocutore semplicemente da una sua espressione?

O magari da un atteggiamento troppo remissivo?

Impariamo ad osservare i volti delle persone che ci circondano, il loro movimento, la loro voce, sin da quando siamo neonati, aumentando, in modo direttamente proporzionale, la nostra abilità con l’esposizione ad un numero di soggetti sempre maggiore. Crescendo, quindi, affiniamo le nostre capacità di interpretazione dei segnali provenienti dagli altri.

Partendo da questo presupposto, potremmo allora iniziare a vedere le emozioni come dei SEGNALI inviati verso l’esterno. Un po’ come se fossero un bat-segnale (il segnale a forma di pipistrello che illumina il piovoso cielo di Gotham City per invocare l’aiuto del cavaliere oscuro contro i nemici), un modo per comunicare con gli altri, senza necessariamente dover spiegare a parole quanto stiamo provando.

Illustri scienziati e psicologi hanno dedicato l’intera loro esistenza allo studio delle emozioni, della loro natura, delle loro origini; tra questi troviamo l’insuperabile Charles Darwin, Silvan Tomkins, Paul Ekman, Lisa Feldman Barrett, Rachel Jack, solo per citarne alcuni.

Non ci interessa entrare nel merito delle singole teorie, analizzandone analogie e differenze. Anche perché, ad oggi, non vi è unanimità su diversi punti.

Quindi faremo qualcosa di diverso.

Cosa ho appreso:

Le emozioni possono avere la funzione di avvisare gli altri, fungere da segnalatori.

Falsi miti:

Le emozioni si esauriscono nella dimensione individuale, sono quindi manifestazioni personali che non impattano su chi ci sta intorno.

4. Emozioni: Poker d’assi

È arrivato il momento di entrare nel merito, è arrivato il momento di iniziare il nostro tour.

Potremmo dividere le emozioni in primarie e secondarie, potremmo sfatare il mito relativo alle EMOZIONI POSITIVE e alle EMOZIONI NEGATIVE, potremmo fare tutto questo e anche di più.

Ciò che faremo, invece, sarà svolgere un tour nell’anatomia di alcune emozioni, nello specifico, del nostro “poker d’assi emotivo” – oggi siamo particolarmente ispirati dal poker, non si capiva?

Questo non vuol dire che esistano solo le quattro emozioni che andremo ad affrontare, sia chiaro.

Siamo pronti? Andiamo: tre, due, uno.

PAURA: sulla base di quanto riportato nel nostro precedente articolo, partiamo proprio da qui, dalla paura. Gli occhi sgranati, tipici di “un’espressione di paura”, aiutano ad aumentare il nostro campo visivo. Questa funzione, apparentemente di scarsa utilità e slegata dalle nostre necessità, è invece fondamentale nel caso in cui sia in corso una minaccia.

La paura ci permette di riconoscere la minaccia, metterla a fuoco e affrontarla.

Come? Possibilmente un piccolo passo alla volta (ti rimandiamo nuovamente all’articolo precedente qui).

RABBIA: vera superstar nel mondo delle emozioni.

Alla base dell’istinto di difesa e del superamento degli ostacoli. La comparsa della rabbia è fondamentale per poter organizzare una difesa, ma al tempo stesso per aggirare o superare l’ostacolo che si frappone tra noi e il nostro obiettivo.

ATTENZIONE: rischio elevato FALSO MITO!

Ottimo “sfogare” la rabbia, attenti però a farlo senza limiti e controllo, permettendole di diventare distruttiva per noi e per le persone intorno.  

Bene, potreste pensare, e come possiamo far fluire la nostra rabbia senza che questa ci divori dall’interno?

Per esempio, cambiando ambiente, spostandosi quindi in un luogo differente rispetto a dove sta avvenendo la discussione. In alternativa, una buona idea è quella di fare una breve passeggiata per permettere al picco di rabbia di abbassarsi.

E se non posso cambiare ambiente e andare a fare una passeggiata, cosa faccio?”

Tipico, pensate all’insorgere della rabbia in una riunione di lavoro, magari con quel collaboratore che non rispetta mai i turni di parola e tende a prevaricarmi in modo molto maleducato; in quel caso, potrebbe risultare complesso dire davanti a tutti: Va bene, grazie per l’attenzione, vado a farmi una passeggiata.
L’alternativa? Potresti contare fino a 10. Sì, esatto, proprio come ci hanno insegnato da piccoli, conta fino a dieci per evitare di reagire nel momento di massima tensione. Ulteriore strategia è quella di utilizzare dei respiri profondi, ne bastano 3, concentrandosi sull’aria che entra e che esce dal nostro naso. In questo modo, riuscirai a normalizzare la tempesta emotiva in corso, senza scatenare una vera e propria battaglia.

Sono strategie apparentemente semplici, ma fondamentali per evitare di farsi sopraffare e vivere male il nostro rapporto con questa emozione.

TRISTEZZA: il segnalatore più forte in assoluto.

Tramite la tristezza, possiamo stimolare l’empatia, mostrandoci disponibili alla riconciliazione.

Fidiamoci della nostra tristezza, entriamo in contatto con essa, non allontaniamola e soprattutto, non temiamola. Accogliamo la possibilità di essere tristi, prendiamoci il tempo che ci serve per stare con noi stessi e, in seguito, ri-apriamoci al mondo.

Due ulteriori possibili strategie per aiutarci a superare un momento di tristezza.

Prima di tutto, fare dell’attività fisica sarà di grande aiuto. Nonostante le forze per iniziare saranno decisamente scarse, vinci l’iniziale resistenza, troverai un grande beneficio.

Seconda, anche se potrà sembrarti controintuitivo, SORRIDERE. C’è un tempo per essere tristi, c’è però anche un momento dove abbiamo il diritto e il dovere di tirarci fuori dal buio e tornare a vedere la luce. Sorridere vi aiuterà a ritrovare la strada, vi predisporrà ad accogliere quanto di buono avviene nella vostra vita.

FELICITÀ: proviamo, per una volta, a guardare la felicità da una prospettiva differente.  

Come ricordato da Immaculata De Vivo nel suo libro, scritto con Daniel Lumera, “La scienza della felicità”, riportando uno studio condotto da Nicholas Christakis della Harvard University e da James Fowler dell’Università della California San Diego, è importante considerare il carattere COLLETTIVO della felicità. Questa emozione non dovrebbe essere considerata solo nella sua dimensione individuale poiché, come tutte le altre emozioni, può propagarsi da un individuo ad un altro.

La tendenza degli esseri umani è quella di replicare/imitare il linguaggio del corpo e le espressioni facciali di chi gli sta intorno, facendo propria anche l’emozione ad esso connessa.

Potrà sembrarvi magia, potremmo addirittura considerarlo così:

il nostro Super Potere!

Possiamo aiutare le persone intorno a noi, semplicemente dando loro l’esempio.

Fondamentale quindi mostrare la propria felicità, per noi stessi e per chi ci sta intorno, sorridendo, soprattutto con gli occhi! Chi lo sa, potreste veder spuntare un sorriso anche dove non ve lo sareste mai aspettati.

5. All-In 

Eccoci arrivati qui, alla fine del nostro tour emotivo.

Abbiamo appena iniziato ad addentrarci in un mondo misterioso, ricco di strade ancora inesplorate, dove le domande superano di gran lunga le risposte, ma nonostante tutto, straordinario.

Lungi da noi ergerci a dispensatori di consigli, quelli li lasciamo ai guru da tastiera, raccomandandovi sempre di essere critici e curiosi, senza per questo scivolare nel cinismo. C’è un’ultima immagine “pokeristica” che vorremmo giocarci. Quando si parla di emozioni bisogna essere disposti a fare all-in, puntare tutto, metterci in gioco completamente.

Non possiamo permetterci di guardarle da lontano, non possiamo fingerci disinteressati davanti a ciò che proviamo, sentiamo, pensiamo, viviamo.

Jung diceva: “Senza emozione, è impossibile trasformare le tenebre in luce e l’apatia in movimento”.

È arrivato il momento di avere il coraggio di vivere le nostre emozioni, fino in fondo, è arrivato il momento di prendere in mano la nostra vita, è arrivato il momento di dire ad alta voce:

ALL-IN!

Cosa ho appreso:

Entrare in contatto con le emozioni è fondamentale per vivere in un contesto organizzativo e in realtà collettive.

Le emozioni non si esauriscono nella dimensione “personale”, o meglio, non sono SOLAMENTE qualcosa di intimo. Aristotele diceva che l’uomo è animale sociale, e come tale deve considerare le dinamiche che animano la vita della collettività, tra cui le dinamiche emotive (troppo spesso trascurate).

Inoltre, è bene ricordare sempre che le emozioni ci accompagnano per un motivo, aiutarci a portare avanti la nostra specie. Non possiamo considerare il mondo emotivo come una sfera a sé stante; questa, influenza il nostro lavoro, i nostri rapporti personali e, come tale, va curata, coltivata e custodita con costanza e rispetto.

Cosa troverai nel prossimo articolo:

Nel prossimo articolo, inizieremo ad addentrarci nel mondo dell’attenzione.

Hai presente quando ti trovi a metà della stesura di una email molto importante e, improvvisamente, suona il tuo smartphone? Ecco,il gioco è fatto.

Da quel momento recuperare l’attenzione sull’attività da svolgere, sembra una vera impresa.

Scopriremo quali siano i meccanismi alla base dell’attenzione e come gestirli al meglio per massimizzare le nostre performance.


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